lunedì, gennaio 09, 2012

L'agenda di Bersani per le riforme

Di seguito l'intervento con il quale il Segretario Nazionale indica le priorità per dare una prospettiva migliore al Paese. 


Abbiamo davanti un anno arduo e non semplice da interpretare. Vale forse la pena di "progettarlo" un po', togliendo di mezzo un eccesso di fatalismo. Vorrei cominciare con qualche prima idea.

1. La scena si apre sull'Europa. Fino ad ora le decisioni sono state deboli. L'agenda da qui a marzo di per sé non rassicura. Nelle opinioni pubbliche è ancora dura come il marmo quell'ideologia difensiva e di ripiegamento che le destre europee hanno coltivato, ricavandone inutili vittorie, e che i progressisti non hanno potuto o saputo contrastare, ricavandone larghe e dolorose sconfitte.

Inutile illudersi. O si mette in comune rapidamente e seriamente la difesa dell'Euro (vincoli di disciplina, strumenti efficaci e condivisi contro la speculazione e per la crescita, politiche macroeconomiche coordinate) o sarà il disastro. Se davvero l'Italia è troppo grande sia per fallire che per essere salvata, allora è troppo grande anche per stare zitta.

È tempo che ciascuno di noi faccia la sua parte in Europa; il Partito Democratico sta lavorando per la piattaforma comune dei progressisti europei. Ma è tempo anche di fare qualcosa assieme, qui in Italia. Governo e forze politiche possono determinare una posizione nazionale. Il Parlamento (che non esiste solo in Germania!) può articolarla e assumerla. Il nostro Presidente del Consiglio può interpretarla e gestirla al meglio. Le idee ci sono e vedo su di esse la possibilità di una larga convergenza.

Il biglietto da visita delle nostre idee in Europa potrebbe essere così concepito: noi continueremo le nostre riforme e ci riserviamo ogni ulteriore iniziativa per rafforzare la nostra credibilità. Ma non faremo più manovre. A chi raggiunge il 5% di avanzo primario che cosa altro si può chiedere? Nel caso, nessuno pensi di trattarci come la Grecia. Come si diceva, siamo troppo grandi e quindi parecchio ingombranti. Se ne tenga conto.

2. Torniamo qui ai nostri compiti. Salvare l'Italia significa, al concreto, contrastare la recessione, produrre crescita e occupazione, dare una prospettiva alla nuova generazione. Salvare l'Italia è possibile solo se cambiamento e coesione si danno la mano. Se coesione e cambiamento diventassero un ossimoro, non ci sarebbe speranza.

L'azione di governo deve dunque possedere un metodo fondamentale e un fondamentale messaggio. Quanto al metodo, emergenza e transizione pretendono una forma particolare di dialogo sociale tale da sollecitare partecipazione e corresponsabilità, salvaguardando comunque la decisione tempestiva. Si può fare e, a parer mio, si deve fare.

Ma voglio sottolineare in particolare il metodo politico. Il Governo troverà la sua forza in un rapporto stabile, permanente e ordinato con i Gruppi Parlamentari; un rapporto da allestire anche nella fase ascendente delle decisioni. Si parli di mercato del lavoro, o di liberalizzazioni, o di politica industriale, di pubblica amministrazione, di immigrazione, di Rai e di cento altri temi, esistono in Parlamento, da ogni lato, idee inevase da anni e non necessariamente divisive.

Dica il Governo il suo piano di lavoro, raccolga dal Parlamento orientamenti e idee e avanzi quindi le sue decisioni e le sue proposte. Noi non pretendiamo il cento per cento di quel che faremmo, e così sarà per gli altri. Ma la trasparenza e la chiarezza servono a tutti. Quanto al messaggio fondamentale, se nell'emergenza è in gioco il comune destino del Paese, si deve innanzitutto promuovere un'idea di comunità degli italiani. Ci si ricordi allora che la solidarietà è la materia prima di una comunità, è ciò che la distingue da una accozzaglia anarchica di interessi.

Se vogliamo farcela, tutti assieme, i riflettori vanno dunque puntati su chi è più in difficoltà. Bisogna predisporre l'aiuto a chi sta vivendo e vivrà le condizioni più difficili, come l'assenza di lavoro, l'insufficienza di reddito o una disabilità abbandonata. Su questo, non ci siamo ancora. Occorre fare di più, cominciando col cancellare qualche inutile asprezza di alcune misure già adottate che suscitano un giusto risentimento.

3. La grande parte delle forze politiche e parlamentari si dichiarano interessate e disponibili ad una iniziativa di riforma delle Istituzioni e della politica. Il Presidente della Repubblica la sollecita autorevolmente. È evidente che un simile percorso significherebbe stabilità per il Governo e maggiore credibilità della politica e delle Istituzioni nella prospettiva della nuova legislatura.

Sto parlando della già avviata adozione di parametri europei nei costi della politica, di riduzione del numero dei Parlamentari, di riforma del bicameralismo, di radicale aggiornamento dei regolamenti parlamentari e, alla luce delle prossime decisioni della Corte, di riforma elettorale. Su tutto questo esistono proposte e appaiono possibili convergenze significative.

Si intende fare sul serio? Intendiamo davvero passare dalle parole ai fatti? Questo pronunciamento tocca innanzitutto ai segretari dei partiti, ovviamente non solo a quelli che hanno votato la fiducia al Governo, ma a partire da loro. C'è poco tempo ed è quindi ora di prendersi impegni pubblici, espliciti e dirimenti.

I tre punti che ho segnalato dovrebbero essere, a parer mio, l'agenda di gennaio. Infine una parola per chi, nel gioco ormai stucchevole fra tecnica e politica, si predispone a promuovere, chissà in quali forme nuove, l'edizione 2012 dell'antipolitica. L'Italia ha già dato.

Per quello che ci riguarda il Partito Democratico ha compiuto un gesto propriamente politico, trasparente e generoso, nel sostenere questa transizione e si predispone ad offrire agli elettori, quando sarà il momento, una proposta riformista e democratica di ricostruzione, alternativa al decennio populista.

Siamo pronti a riconoscere in termini nuovi i codici e i limiti della politica. Anche in questo difficile passaggio, tuttavia, siamo convinti di poterne rafforzare la dignità e l'indispensabile ruolo.

sabato, dicembre 31, 2011

Buon 2012

Fine anno tempo di verifiche e di buoni propositi per il nuovo anno.

Alla fine del mio primo anno da segretario PD di Lastra anch’io vorrei fare una breve verifica dell’anno che ci lasciamo alle spalle.

Di cose in questo anno ne sono successe, per ripercorrerle visivamente vi segnalo una sezione di Repubblica (cliccare qui) .

Per ripercorrere quello che come abbiamo fatto come Pd di Lastra basta scorrere il blog , che quest’anno a superato le 11.000 visite oppure leggere la relazione che ho fatto nell’ultima assemblea la trovate cliccando QUI .


E quindi non sto a ripercorrerla ora.



Politicamente a livello nazionale, gli ultimi mesi del 2011 hanno portato una novità importante: Berlusconi non è più presidente del Consiglio, con il nuovo governo si è tornati a parlare di cose da fare, non abbiamo più l’alibi di mister B alla presidenza del Consiglio ma, a mio avviso, si è anche decretato che questa classe dirigente non è in grado di governare questo paese.


Il paese ha bisogno di un grande cambiamento per poter sperare nel futuro.


Il governo Monti sta agendo con lo spirito costruttivo di cui l’Italia aveva e ha assolutamente bisogno e sta dando prova di serietà, una serietà che serve al nostro Paese per tornare ad essere rispettato e credibile a livello internazionale.

Un governo che cerca di mettere delle pezze agli enormi danni fatti dai governi della destra.

Ma lo sta facendo con i mezzi che ha a disposizione: con i voti in parlamento principalmente di coloro che hanno sostenuto Berlusconi, e con l’impossibilità di “governare” il mondo della finanza, che ci tiene sotto scacco, perché questo Governo è in parte espressione di quel mondo.


Una volta usciti dall’emergenza è auspicabile che si torni alle urne, ma per fare ciò e bene che il nostro partito sia pronto con persone credibili e con idee che proiettino il nostro paese verso il futuro, che vista la crisi mondiale sarà nel medio periodo, un periodo inevitabilmente difficile.


Solo gettando le basi solide, economiche e sociali, partendo da un’equità sociale in cui chi ha di più deve dare di più e di attenzione verso i più deboli, potremo rigenerane il nostro paese e dargli una prospettiva.

Per quanto riguarda il contesto del nostro comune non posso che ringraziare tutti coloro che si sono dati da fare portando il proprio contributo, cercando di spronare il partito ad essere sempre più presente nel territorio con iniziative e ad essere da stimolo e sostegno all’azione amministrativa comunale.

Un ringraziamento particolare ai giovani che si sono avvicinati grazie alla festa democratica, per il loro impegno e l’entusiasmo che hanno trasmesso al partito. Sono stati sicuramente un fatto positivo in quest’anno che si sta concludendo che ci riempie di speranza per il futuro.

Di cose da fare, e da migliorare, ce ne sono ancora tante.


Confido che le persone che credono che le cose possono ancora essere migliorate trovino nel PD lo strumento per dare gambe ad un progetto di miglioramento del paese (inteso come Lastra e come Italia).


Il PD di Lastra è aperto a tutti coloro che vorranno portare il proprio contributo.

Sapete come contattarci.


Buon 2012 a tutti.

Stefano Calistri